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Due punti, come di seguito elencati, risultano fondamentali per entrare nella forte soggettiva del campo d’azione della geografia artistica di Filippo Staniscia:

  1. Tutte le opere sono diffuse da una luce, una illuminazione scenica e scenografica che dagli albori di Michelangelo Merisi (Caravaggio), sono andate sempre più strutturandosi analiticamente in forme entropiche sul colore, nate dai processi di sintesi in artisti come Kandinskij o dalle modalità contemporanee sullo studio del colore complementare, nel cerchio di Itten.

  2. La griglia, dalla computergrafica denominata layer, sovrappone i tempi di azione in cui il nostro artista agisce e utilizza, al fine di moltiplicare o isolare immagini prelevate da contesti e periodi storici differenti. In questo caso l’equilibrio del principio euritimico per la costruzione paratattica della composizione inizia da una fase progettuale nella quale l’uso del computer risulta fondamentale.

 

Gabriele Romeo, Critico e Storico dell'Arte

curatore Padiglione Bolivia 57° edizione

Biennale d’arte di Venezia 2017

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